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​Alle origini della Mafia

​Stato, legittimità e Questione Meridionale nel primo quarto d’Italia

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È nella modernità dell’Ottocento che si colloca questa storia. In quei processi che partendo da una “mera espressione geografica” sono arrivati ad una nazione, creando un’identità collettiva da centinaia di esperienze contrastanti. Un processo contorto e disomogeneo, che ha raccolto in sé contraddizioni centenarie nella creazione di qualcosa di nuovo. All’ombra di questa modernità, di questa unione di visioni, ideali, ideologie, all’ombra di questa nuova legittimità che si voleva chiamare Italia, nasce un fenomeno sotterraneo, che perdura da due secoli, penetrando fin in fondo a questa nuova entità governativa.

Ora la chiamiamo Mafia, abbiamo imparato a dargli un nome, a conoscerne i meccanismi e i paradigmi. All’epoca Maffia, era “metafora di un che di irriconducibile ai valori affermati dallo Stato ottocentesco,” legato a doppio filo alle teorie culturali sull’arretratezza del sud Italia. Nasce senza che vi sia bisogno di un nome, ma diventa Mafia proprio tra le crepe di processi storici incompiuti, mal gestiti. Nella sfiducia e nella disillusione nei confronti di una modernità che non integra a sé la tradizione culturale, piuttosto s’impone senza comprenderne le dinamiche, e la rifiuta, liquidando come arcaicità non più produttiva una società ancora viva, seppur con le sue declinazioni violente e parassitarie. Piuttosto che una devianza, la mafia nasce come attore politico, un interlocutore sociale dello stato borbonico e poi liberale, che ha trovato una legittimità come intermediatore al vuoto di potere, e all’interno dei processi rivoluzionari.

In questo senso, la “questione mafiosa” diventa un capitolo della “questione meridionale,” nel rapporto di delega e repressione che si inaugura con la scoperta del profondo sud. Comprenderlo significa riconoscere la continuità storica tra la dissoluzione del feudalesimo, l’unificazione nazionale e la costruzione di un potere statale che si fonda, fin dalle origini, su un’ambiguità strutturale fra legalità e violenza.

 

Mafia è una parola. Eppure in sé raccoglie due secoli, decine di culture, organizzazioni, persone e personalità. Parliamo di Mafia siciliana, russa, colombiana, cinese. Come facciamo ad estrapolare un'unica definizione, che si adatti a situazioni tanto diverse? Di che parliamo quando parliamo di Mafia?  


Buona lettura.

​

scritto da: Alice Di Bennardo

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